Diagnosi e trattamento chirurgico
L’insufficienza aortica può essere diagnostica
in prima battuta dall’esame stetoscopico, che rileva, in casi di insufficienza, un soffio al cuore. Una diagnosi tempestiva può evitare il peggioramento della patologia.
L'
ecocardiografia è fondamentale nella corretta valutazione dell’anatomia e funzione della valvola e della radice aortica. Valutazione che verrà completata con l’ispezione diretta in sala operatoria per completare un’informazione dettagliata ottenuta con l’ecocardiogramma. Grazie a questa indagine strumentale è possibile anche risalire a eventuali difetti della valvola.
Il rigurgito aortico viene generalmente confermato
all’Angiografia ed all’Ecocardiografia.
Grading Angiografico:
Grado + Minimo jet di rigurgito
Grado + + Jet di rigurgito delinea i bordi della cavità VSx
Grado + + + VSx opacizzato come l’aorta
Grado + + + + VSx opacizzato più che l’aorta
L’esame Ecocardiografico permette di quantizzare l’entita’ del rigurgito, e dare indicazione sulla direzione del jet (flusso) dello stesso.
E’ evidente come il ruolo dell’ecocardiografia sia
fondamentale nella corretta valutazione dell’anatomia e funzione della valvola e della radice aortica. Valutazione che verra’ completata con l’ispezione diretta in sala operatoria seppur questa non sia facile da eseguire in quanto, con l’aorta clampata e ovviamente in arresto cardioplegico, la situazione è abbastanza lontana della realtà fisiologica e dinamica. L’ispezione diretta deve servire soltanto per completare un’informazione dettagliata ottenuta con l’ecocardiogramma.
Nei pazienti asintomatici e con buona funzione ventricolare la sopravvivenza a 10 anni supera il 90 per cento; i pazienti piu’ a rischio sono quelli piu’ anziani e quelli con diametro telesistolico del ventricolo sinistro superiore a 50-55 mm e diametro tele diastolico superiore a 70-75 mm. Una prognosi peggiore a distanza hanno sicuramente i pazienti sintomatici, soprattutto se non costantemente monitorizzati da un punto di vista clinico-strumentale nel tempo e lasciati alla sola terapia medica. Il trattamento chirurgico deve essere previsto quando e’ presente un insufficienza emodinamicamente significativa, prima che si sviluppi una disfunzione ventricolare sinistra irreversibile, a differenza della forma
acuta dove l’indicazione chirurgica e’ assoluta e solitamente trattata mediante sostituzione valvolare aortica.
L’approccio chirurgico per trattare l’insufficienza valvolare aortica prevede due opzioni: la sostituzione della valvola compromessa e la riparazione della valvola nativa.
> La
sostituzione valvolare si può effettuare con chirurgia tradizionale e quindi con apertura dello sterno (sternotomia mediana) o con tecniche mininasive tramite la ridotta incisione del torace (
TAVI Transapicale) o attraverso l’introduzione di cateteri, utili al rilascio della protesi biologica, inseriti direttamente dall’arteria femorale (TAVI Transfemorale). Vengono impiantate valvole biologiche o meccaniche, a seconda dei casi clinici.
> La
riparazione valvolare è invece una metodica affrontabile da pochi centri specialistici. I vantaggi di un simile approccio vanno
dal mantenimento della struttura anatomica originaria - quindi il non utilizzo di materiali che seppur integrati e biocompatibili risultano comunque
estranei al corpo -;
al mantenimento del fisiologico flusso sanguigno in assenza di possibili, seppur minimi, ostacoli correlati alla protesi;
alla maggior rapidità di ripresa del ventricolo sinistro che riesce a recuperare dimensioni, massa e forza contrattile antecedenti la comparsa della malattia. In più, l’abbiamo già ricordato in altri paragrafi,
la tecnica riparativa non richiede la somministrazione di farmaci per la terapia anticoagulante e antiaggregante.
Non tutti i pazienti colpiti da valvulopatia aortica sono candidabili alla riparazione valvolare.
VALVE IN VALVE (VALVOLA SU VALVOLA)
Tra le metodiche di ultimissima introduzione è stata adottata la tecnica denominata Valve in Valve (letteralmente Valvola su Valvola). Tecnica finalizzata a rimettere in funzione la valvola aortica malata in pazienti già sottoposti a trattamento cardiochirurgico, perché affetti da stenosi, grazie alla sovrapposizione di
una valvola biologica di seconda generazione alla valvola biologica applicata in precedenza che non riesce più ad aprirsi e chiudersi in modo corretto.
Il tutto
senza incisioni al torace; adottando cioè protocolli specialistici a basso trauma per arrivare al cuore attraverso un’arteria periferica e scongiurando complicanze operatorie in soggetti ad alto rischio.
L’aspetto innovativo è dato dall’impiego della valvola Lotus - realizzata in Nitinol (lega di nichel e titanio) - che a tutt’oggi rappresenta l’ultima frontiera tecnologica negli impianti endovascolari ad accesso mininvasivo.
La peculiarità sta nella versatilità d’inserimento tramite catetere: può essere rilasciata e rimossa dalla sua posizione con maggior semplicità operatoria. Il sistema meccanico di cui è dotata le permette di autoespandersi e poi di venire bloccata fino ad aderire perfettamente ai bordi dell’orifizio aortico, sostituendosi alla vecchia protesi andata in tilt.