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E’ possibile rendere il cuore più resistente all’infarto?

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
E’ possibile rendere il cuore più resistente all’infarto?

Negli ultimi anni la ricerca medica si è concentrata su una serie di metodiche finalizzate al tentativo di proteggere il cuore e renderlo in particolare più resistente all’infarto, mediante brevi e transitori episodi di ischemia agli arti, attraverso un processo che si definisce precondizionamento ischemico.

In cosa consiste il precondizionamento ischemico? Gonfiando per 5 minuti un semplice bracciale di pressione e ripetendo il processo diverse volte, si produce una interruzione di flusso transitoria al braccio (ischemia), rilasciandolo, invece, si ripristina la circolazione (riperfusione).  Si è dunque ipotizzato che questo stimolo periferico potesse portare il cuore a ‘prepararsi’ all’infarto e quindi a mettere in atto dei meccanismi di protezione veri e propri dall’ischemia.

Anthea Hospital, centro di Alta Specialità di GVM Care & Research, è stata protagonista di un importante studio, con la collaborazione di Imperial College (NHLI) di Londra e Bristol Heart Institute, durante il quale i pazienti sottoposti a by pass coronarico e sostituzione valvolare aortica negli ultimi 5 anni sono stati sottoposti a precondizionamento ischemico. Lo studio, unico nel suo genere, ha previsto il prelievo di biopsie del ventricolo sia destro che sinistro che sono poi state analizzate dai ricercatori dell’Istituto di patologia di Bristol per valutare i cambiamenti molecolari del cuore, e nello stesso tempo sono state eseguite analisi per la valutazione dei processi infiammatori. L’esito dello studio ha portato ad escludere al momento una relazione tra il precondizionamento ischemico e la possibilità di proteggere il cuore dall’infarto.

Tuttavia, grazie a questo importante lavoro di squadra dei professionisti di Bari e di Londra, è stata istituita una delle banche di tessuto cardiaco umano più grandi presenti attualmente a livello internazionale (circa 500 biopsie del ventricolo destro e sinistro) che permetteranno lo studio delle alterazioni del cuore a seguito di patologie valvolari e coronariche.

Per la prima volta Anthea Hospital ha avviato un progetto di 'medicina rigenerativa' ossia 'studi traslazionali' con London e Bristol. La medicina traslazione (derivante cioè da una alterazione molecolare del miocita, cellula del ventricolo) permette di capire quali problemi presenti il cuore e la loro correlazione con la clinica. I risultati del trial sono stati presentati all’ultimo congresso europeo di cardiochirurgia (EACTS, Milano) e adesso pubblicati sulla prestigiosa rivista European Journal of Cardiothoracic surgery.
 
 
 
 
 
 
 

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