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Cardiopatia ischemica: fattori di rischio e terapia

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
Cardiopatia ischemica: fattori di rischio e terapia

La cardiopatia ischemica è la patologia che più frequentemente causa danni al cuore. Interessa le coronarie, le arterie che irrorano il muscolo cardiaco. La patologia provoca il restringimento delle arterie dove si possono creare calcificazioni legate all’aterosclerosi, depositi di grasso o trombi. I fattori di rischio per la cardiopatia ischemica sono: colesterolo elevato, mancanza di attività fisica, fumo, pressione alta, obesità e glicemia elevata.

In Italia la prevalenza nella fascia di età fra i 35 e 75 anni della cardiopatia ischemica cronica e angina stabile è di circa  30.000  casi per milione di abitanti. Considerando l’aumento della  popolazione anziana si stima che in Italia  siano presenti circa  5 milioni di coronaropatici di cui 1.5 milioni con angina stabile.
L’incidenza annuale di ricoveri per infarto acuto del miocardio è di circa 100.000 casi in Italia, mentre l’incidenza  annuale di nuovi casi di angina pectoris è di circa l’1% anno nella  popolazione maschile da 45-a 65 anni con una incidenza  leggermente maggiore nelle donne. Tale incidenza cresce progressivamente con l’incremento dell’età.

La cardiopatia ischemica cronica può essere trattata con terapia medica, interventistica (angioplastica e stent) e con chirurgica ( il By-Pass ). La chirurgia del bypass è riservata a: pazienti con malattia coronarica estesa a tutto il circolo coronarico, pazienti con recidiva di malattia già trattati con angioplastica, ai coronaropatici diabetici, soprattutto se donne, e nei casi in cui la patologia coinvolge il tronco comune e il ramo discendente anteriore prossimale.

Le Linee guida delle società scientifiche cardiologiche e cardiochirurgiche europee e americane stabiliscono quale deve essere il trattamento migliore per un determinato gruppo di pazienti e per il singolo paziente, suggerendo che l’opzione terapeutica sia concordata e stabilita collegialmente da un organo decisionale, l’heart team,  formato da cardiochirurghi, cardiologi interventisti, cardiologi clinici e anestesisti-rianimatori.
 




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