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Andare in montagna a fine estate, senza rischi per il cuore

A cura di:
Coordinatore nazionale della Cardiochirurgia di GVM Care & Research. Cardiochirurgo Specializzato nel trattamento Cardiochirurgico Mininvasivo e Nanoinvasivo della valvola mitrale.
Andare in montagna a fine estate, senza rischi per il cuore

La montagna non è una meta assolutamente sconsigliata ai cardiopatici, come poteva essere in passato, anche se è vero che l’alta quota crea delle alterazioni nel nostro sistema cardiovascolare, come l’aumento della pressione arteriosa e la riduzione di ossigeno nel sangue che fa lavorare maggiormente il cuore.

Oggi la montagna non è più una destinazione impossibile, anzi in alcuni casi può apportare dei benefici al muscolo cardiaco, purchè si prendano le dovute precauzioni. Vediamo nel dettaglio cosa accade al nostro organismo quando raggiunge località che si trovano al di sopra dei 1500 metri.

Meno ossigeno nell’aria e nell’organismo

Bisogna tenere conto che in montagna si verifica la ipossia, una condizione che comporta una minore quantità di ossigeno nell’aria e dunque anche nell’organismo. Questo può avere un effetto negativo su un soggetto affetto da eventuali patologie cardiovascolari, soprattutto sui pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa. L’ipertensione è una patologia piuttosto diffusa – colpisce infatti il 15-25% della popolazione – e in montagna può subire un peggioramento perché la pressione tende a salire: l’iperteso quindi dovrebbe seguire una terapia ferrea per poter soggiornare in montagna fino ai 3.000 metri, oltre ad essere in buone condizioni generali di salute.  Lo stesso discorso vale per chi soffre di scompenso cardiaco: è raccomandato fare attenzione alle quote elevate, in quanto la riduzione dell’ossigeno affatica molto il cuore.

Sintomi del “mal di montagna”

Insonnia, debolezza, mal di testa e malessere: sono questi i sintomi del “mal di montagna” che si può verificare nei pazienti con problemi al cuore, specie se anziani, già sopra 1.500-1.600 metri. L’organismo per far fronte alla carenza di ossigeno mette in campo energie maggiori e quindi compie uno sforzo in più che si ripercuote inevitabilmente sul muscolo cardiaco e può compromettere la sua regolare attività.

Controlli medici e prevenzione
                                           

Prima di scegliere la destinazione di montagna da raggiungere, è bene, dunque, non solo per i cardiopatici, fare un controllo medico per valutare le condizioni generali e anche lo stato di salute del cuore. La valutazione è soggettiva in base alla gravità e al tipo di patologia di cui si soffre e all'attività (discesa, sci di fondo o semplici camminate) che si intende svolgere.

Oltre a controllare la pressione, è consigliato sottoporsi ad un elettrocardiogramma o ad una prova da sforzo, prima della partenza. Se poi la località di vacanza si trova al di sopra dei 2mila metri, sarebbe meglio adattarsi progressivamente al clima e quindi fermarsi un paio di giorni intorno ai 1000 metri di altezza e poi ripartire e salire per consentire all’organismo di reagire alla rarefazione dell’aria producendo più globuli rossi.  Soltanto seguendo queste piccole regole di buon senso, ci si può godere la vacanza ad alta quota senza mettere a rischio il nostro cuore.

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